Vilnius 16 Settembre 2018. Molto Spesso adoro uscire di prima mattina, soprattutto nelle fasi iniziali di un viaggio. La fotografia è fatta di luce, e per avere una visione ottimale in un posto devo conoscere effemeridi, direzione del tramonto, dell’alba, orientamento delle vie e degli scorci che la città offre e tante altre informazioni che si possono acquisire solo sul campo.
Ebbene quella era proprio una di quelle mattine, e mi trovavo a camminare in una delle vie (che non conoscevo affatto) di Vilnius. Alla mia sinistra uscito da un vicoletto trovai una squadra di imbianchini. Mi piaceva l’azzurro che riempiva lo spazio attorno loro, azzurro il palo, azzurri alcuni dettagli del furgoncino, azzurre le divise degli imbianchini e azzurri i riflessi del sole tra palazzi. Scatto una fotografia a loro, mi giro verso la piazza, sto per scattare un’altra foto…
“Hey!” Forte, Baritonale.
Me lo sento dritto nel cervello. Non penso sia neanche passato dalle orecchie per quanto fosse stato secco e diretto, ovviamente a me, quello strillo.
“Mi sa che stamane si fa a botte..” penso con ancora l’occhio nel mirino.
Tolgo l’occhio, guardo nella direzione dalla quale arriva lo strillo.
“Ok. Stamane le prendo!”
Di quella squadra di imbianchini proprio il più grosso mi doveva puntare? E stava anche venendo verso di me. Alto quasi due metri e largo il doppio di me. Se ci fosse stata una pozzangera li vicino sono si curo che l’acqua in essa si sarebbe increspata ad ogni suo passo.
“E non ho neanche fatto colazione!” Mio altro pensiero.
Beh vediamo che succede
“What?” Chiedo.
Il gigante viene verso di me e dice: “Van Gogh!”, indicando se stesso ed io sorrido a lui. Penso di aver sorriso più per il fatto che poco dopo avrei potuto gustare la colazione con ancora i miei denti in bocca, piuttosto che la battuta. Ma il mio sorriso lo incoraggiò a continuare.
Indicò il suo garzone e disse “Rembrandt!”. Stavolta io sorrisi davvero.
E chiesi: “Where is Picasso?”
E Van Gogh rispose “Haus!”, oppure “House!” tesdesco o inglese che fosse, Picasso era a casa quel giorno.
Ora…
Se nel mio viandare ho imparato una cosa, quella cosa è che quando qualcuno che può tenere la mia testa in una mano mi chiede una foto, io faccio quella foto!
Ma alla fine Van Gogh, ancora oggi lo ricordo con questo nome, si dimostro cordiale, umile, allegro e amichevole, pur parlando con tono perentorio. Scattai una foto, e finì tutto in una risata generale, io Van Gogh, Rembrandt. Augurai loro una buona giornata e penso che loro abbiano fatto lo stesso con me. Sarebbe stato davvero interessante continuare la chiacchierata, ma, oltre alle evidenti ed insormontabili barriere comunicative, se non mediante un corso di lituano, che per quanto accelerato sarebbe stato sicuramente più lungo dei due minuti che avevo a disposizione, loro dovevano lavorare.
Avete presente quando vi sentite di trovarvi ad un pelo dallo scoprire qualcosa che cercate da tempo, ma essa vi è preclusa dalla mancanza di una qualche connessione o da un anello che chiuda la catena degli eventi o delle informazioni?
Questa è stata una di quelle volte.
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